Essere un allevatore è una faccenda molto seria. Non è solo fare cuccioli e venderli alle famiglie. Essere un allevatore significa conoscere. La prima cosa da conoscere è la zootecnica, si perché allevare non è solo una questione sentimentale, ma è prima di tutto una pratica scientifica. Un allevatore deve conoscere la genetica, le tecniche di allevamento più moderne, la fisiologia della riproduzione. Non deve solo saper leggere i pedigree, ma dietro a quei nomi deve vedere la salute di quel soggetto, la maniera in cui è stato allevato, il suo carattere e le sue peculiarità. Stalloni e fattrici nel nostro allevamento non sono solo soggetti da riproduzione. Sono prima di tutto singoli individui a cui noi dedichiamo il nostro tempo. Lo dedichiamo a loro singolarmente per conoscerli, non solo dal punto di vista della salute e delle caratteristiche morfologiche, ma anche dal punto di vista caratteriale.
Riprodurre un soggetto, infatti, dipende anche dalle sue attitudini all’essere genitore, e a tramandare determinate propensioni caratteriali. Non tutte le femmine sono adatte ad essere madri, sembrerà strano dirlo, tendiamo a pensare che essendo animali istintivi sentano la necessità di riprodursi, ma non è così. Come noi del resto, la responsabilità e la fatica di crescere dei cuccioli, non è adatto a tutti. Le cucciolate sono stressanti per le femmine, non solo dal punto di vista ormonale e fisiologico, ma anche dal punto di vista psicologico. Una madre ha la responsabilità di dare delle competenze ai cuccioli, per aiutarli ad affrontare tutte le fasi della vita a cui andranno incontro. Per questi motivi, noi scegliamo di avere poche femmine in riproduzione e di mantenerle in un gruppo sociale e familiare stabile, dove per ogni cucciolata non solo la madre fisiologica si occupa dei cuccioli, ma ci sono anche i padri e delle tate. Le stesse tate saranno future madri se manifesteranno delle buone competenze accuditive. Crescere per crescere, diciamo così.
Anche i padri, o i sostituti padri cioè i maschi interi, svolgono un ruolo cruciale in questa crescita comunitaria, ma nello stesso tempo vengono valutati come stalloni, e non solo dal punto di vista delle performance produttive, ma sopratutto da quello emotivo e caratteriale.
Per fare tutto questo dobbiamo conoscere i nostri soggetti. Motivo per cui non siamo solo i loro allevatori, ma siamo i loro compagni di vita, diventando alcune volte i loro cuochi personali e i loro personal trainer. L’allevamento per noi è, a tutti gli effetti, solo aggiungere la fase riproduttiva ad un binomio ben costruito. Ad ogni cane il suo sport, se ne ha la voglia, e la sua alimentazione (magari ne parleremo più nello specifico in un altro articolo). I nostri soggetti vengono in vacanza con noi, in gita e, ad alcuni piace molto più di altri, anche a fare aperitivo. Per riuscire a fare questo, ci proponiamo come missione, di avere pochi soggetti il cui benessere è sempre al primo posto. Niente box per noi, ma alcune femmine e maschi del nostro allevamento, sono affidati a famiglie di amici, con la nostra stessa filosofia di vita. Questo ci permette di poter vantarci dello stato di benessere dei nostri soggetti, ma soprattutto di quanto sono seguiti ed amati. Insomma, forse prima di definirci un allevamento, dovremmo definirci una grande famiglia.